Giornata mondiale dell'Infanzia

Oggi, 20 novembre 2012, in tutto il mondo, si celebra il ventitreesimo anniversario della Giornata mondiale dell'Infanzia.

Approvata a New York dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) il 20 novembre 1989 ed entrata in vigore il 2 settembre 1990, la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia è (anche se forse è meglio dire sarebbe) uno strumento normativo per la tutela dei diritti dei bambini, che in Italia fu ratificato due anni dopo, con la Legge n. 176 del 27 maggio 1991.



Grazie a questo trattato, i bambini diventano soggetti di diritti e non solo considerati oggetti di tutela e protezione. Ai diritti riconosciuti universalmente come quelli al nome, alla sopravvivenza, alla salute e all’istruzione, furono affiancati il diritto all’identità legale, al rispetto della sua riservatezza e della sua libertà di espressione.

La Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia riconosce i bambini come persone soggetti di diritti.

La convenzione riconosce i bambini come persone della società e, in molti paesi del mondo, si cominciò a redigere leggi e ordinamenti per tutelarli nel miglior modo possibile, condannando ogni tipo di abuso e sfruttamento e impegnandosi a far prevalere il pensiero del bambino stesso.

In questi 23 anni dall’approvazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia sono stati compiuti grandi passi avanti nella tutela dei bambini nel mondo, ma molto resta ancora da fare. Numerose associazioni e osservatori sui minori ci ricordano che molti dei principi del trattato a oggi non sono ancora stati messi in pratica perché ogni anno milioni e milioni di bambini in tutto il mondo non hanno la possibilità di vivere la loro infanzia serenamente, essendo costretti a lavorare e non non andando a scuola. Ogni Stato che aderisce alla Convenzione, infatti, ha l'obbligo di rispettarne le disposizioni, ma purtroppo molto spesso non succede così.

«I bambini non sono l’avvenire perché un giorno saranno adulti, ma perché l’umanità si avvicina sempre di più a loro, perché l’infanzia è l’immagine dell’avvenire» (Milan Kundera)