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Bebè

Le tappe dello sviluppo del bambino: lo sviluppo cognitivo

bambino-di-un-annoAbbiamo visto insieme come si sviluppino alcuni tra i primi gesti e movimenti dei bambini nel corso del primo anno di vita. L' acquisizione di tali capacità è resa possibile perché basata su un parallelo sviluppo dell’intelligenza.

L’abilità cognitiva del piccolo gli permette, nel graduale corso delle settimane e poi dei mesi, di dare un significato diverso ai gesti che gli suggerisce l’istinto. Ciò consente al bambino di comunicare molto prima che il linguaggio si sviluppi, perché riesce a coinvolgere l’adulto sollecitando la sua attenzione.

Un esempio importante di questa capacità, che matura all’incirca intorno ai sei mesi, è il pointing cioè l’uso del ditino per indicare un oggetto o un’immagine. Quando i bambini cominciano ad indicare il loro universo si apre, anche perché questa conquista si integra con la capacità di osservare il mondo circostante. Inoltre il bimbo impara in fretta quando quel suo gesto sia valorizzato (pensiamo alla gioia di assecondare il suo interesse e insegnargli il mondo) e quindi è incentivato a metterlo in pratica, apprendendo a utilizzarlo anche per richiedere all’adulto ciò che vuole e che in quel momento non è alla sua portata.



Sempre intorno ai sei mesi il bambino dimostra di riconoscere i volti familiari e riserva alle persone che lo circondano più spesso peculiari manifestazioni d’affetto. Questo è fonte di gratificazione per tutti coloro che ruotano intorno al piccolo, i quali si sentono finalmente riconosciuti da lui e, quindi, un po’ speciali.

La naturale conseguenza di questa capacità di distinguere le persone che lo circondano sfocia, all’incirca all’ottavo mese di vita, nella cosiddetta angoscia dell’estraneo. Si intende con quest’espressione quella fase di vita in cui, anche il bambino più socievole e tranquillo, si agita e piange quando per esempio viene preso in braccio da qualcuno che non sia la sua mamma o il suo papà.

Spesso i genitori si allarmano per questo comportamento, cercandone le cause in un possibile piccolo trauma, ma è assolutamente normale e, anzi, molto importante: solo così il bambino può sperimentare sia la possibilità della mancanza di chi lo accudisce, sia la certezza del suo ritorno, imparando gradualmente a tollerare la frustrazione e a cercare nuovi mezzi di consolazione. In questo momento il piccolo inizia, anche se sembra una contraddizione, a essere più autonomo e si abitua a sentirsi un individuo che può, per breve tempo, separarsi dalla sua mamma.

Fondamentale conquista del primo anno di età è il gioco simbolico, cioè la capacità di giocare a fare finta: i piattini giocattolo diventano pieni di cibo immaginato che il bambino trionfalmente offre all’adulto; la bambola diventa un piccolino da accudire; il pelouche un cagnolino vero da portare a spasso con il guinzaglio. Il mondo della realtà e della concretezza lascia finalmente un po’ di spazio alla fantasia.

dott.ssa Francesca Lesmo

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