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Ovaio policistico, uno stile di vita sano per diventare mamma

Davanti ad una patologia che provoca infertilità, le indicazioni del centro per la fertilità ProCrea per le donne che vogliono avere un figlio.

«Prima di ricorrere alle terapie ormonali, meglio dare una regolata ai propri stili di vita». Per superare la sindrome dell’ovaio policistico Marina Bellavia, ginecologa e specialista del centro per la fertilità ProCrea, non ha dubbi: «L’intervento farmacologico in molti casi può non essere una soluzione. Il primo approccio deve comunque partire dall’introduzione di regolari stili di vita. Questo significa, ad esempio, eliminare del tutto il fumo, limitare l’alcol, fare attenzione a cosa si mette in tavola e impegnarsi in una costante attività fisica. Il peso è un fattore fondamentale, difficile anche da contrastare nelle donne che soffrono di questa patologia. È però importante a livello metabolico, nel caso si fosse in sovrappeso, perdere qualche chilo per aiutare il proprio corpo nel tornare ad una maggiore regolarità del ciclo».

Mai sentito parlare di ovaio policistico?

L’ovaio policistico è una sindrome decisamente diffusa che può arrivare a interessare anche una donna su 5 nel mondo. «È uno dei più comuni disordini endocrini nelle donne in età riproduttiva», spiega la specialista. «È caratterizzata da disfunzioni ovulatorie, iperandrogenismo e presenza all’ecografia di ovaie con aspetto policistico.

Questo significa che le ovaie si presentano con un volume maggiore rispetto alla norma e sono ricoperte da tanti piccoli follicoli che generano cisti provocando delle ripercussioni sia sull’aspetto riproduttivo sia su quello metabolico». I sintomi più diffusi e riconoscibili sono l’iperandrogenismo, ovvero elevati livelli di androgeni nel sangue che provocano crescita eccessiva di peli, acne e alopecia, ma anche la difficoltà nel perdere peso.



«Il segno più evidente è però l’irregolarità del ciclo mestruale», precisa Bellavia. «Le donne con sindrome dell’ovaio policistico possono presentare intervalli tra una mestruazione e l’altra di più di 35 giorni, quindi hanno in media meno di 10 cicli all’anno. Il tasso di infertilità può arrivare al 40% dei casi perché la sindrome di fatto non permette ai follicoli di raggiungere la competa maturazione, di conseguenza, di arrivare all’ovulazione».

L'infertilità è la prima conseguenza

Di fatto, chi soffre di ovaio policistico ha maggiori difficoltà a rimanere incinta. «Non è detto che si riscontri effettivamente una condizione di sterilità», puntualizza la dottoressa. «Il quadro clinico è molto eterogeneo: mentre alcune donne presentano sintomi importanti, altre manifestano solo leggeri fastidi. Occorre considerare poi che le manifestazioni possono peggiorare negli anni, soprattutto se avviene un aumento significativo di peso».

La sindrome è però spesso correlata a problemi di infertilità. «Senza arrivare a situazioni di amenorrea (assenza di ciclo mestruale) o oligomenorrea (ciclo troppo scarso) che comunque statisticamente vengono riscontrate nelle pazienti, questa patologia coinvolge le ovaie e il loro funzionamento: non rilasciano l’ovulo al momento dell’ovulazione; così il concepimento risulta difficile».

Una gravidanza difficile

Non ci sono solamente problemi di concepimento, ma anche problemi nel portare a termine la gravidanza. «Secondo quanto rilevato da uno studio condotto nel Regno unito, e pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, le donne con sindrome dell’ovaio policistico sarebbero esposte a un aumento del rischio di esiti negativi di una gravidanza, anche mantenendo il peso corporeo nella norma», ricorda Bellavia. Lo studio ha rilevato infatti che le donne con la sindrome hanno il 70% in più di probabilità di avere un aborto spontaneo, rispetto alle controparti simili per l’età; l’ovaio policistico viene associato anche ad un aumento del rischio superiore al 32% di pre-eclampsia, al 41% in più di probabilità di diabete gestazionale e a una probabilità di parto prematuro maggiore del 25%.

Diventare mamme

Tutto questo non significa che il diventare mamme sia un percorso impossibile. «Come detto, dipende da più fattori», osserva la specialista di Procrea. «È innanzitutto possibile intervenire per arrestare il circolo vizioso che si crea tra disovulazione e incremento ponderale. È bene che chi soffre di questa sindrome faccia attenzione ai propri stili di vita prima ancora di ricorrere alle cure ormonali.

Se il peso è un fattore caratterizzante della sindrome, ma è anche tra i maggiori ostacoli alla fertilità, seguire un’alimentazione sana è la strada più semplice e migliore. La dieta mediterranea e una regolare attività fisica portano ad un sostanziale miglioramento della situazione in quanto tendono ad abbassare i livelli di insulina e il livello di ormoni maschili. Frutta fresca e di stagione, dire no a cibi confezionati e zuccheri raffinati, insieme con un regolare esercizio fisico migliorano l’ovulazione e i tassi di fertilità, così come dimostrato da ricerche scientifiche». Inoltre, «le tecniche di procreazione assistita possono dare una grossa mano a quante sono alla ricerca di un figlio. Esistono protocolli specifici che tengono in considerazione lo stato della malattia e permettono di arrivare ad una gravidanza. La raccomandazione è di rivolgersi sempre a centri specializzati».

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